Roba da /dev/null... Ovvero: delirii su vita, informatica ed altro

Il mio Popolo

È passato molto tempo da quando lessi quell'articolo. Ma mi rimane nello inconscio. A perseguitarmi. A chiedere conforto. E io non so come darlo. Ci provo, ma le parole mi sembrano un po' vuote. Posso solo dire che pure io mi sento come Muin. Ma purtroppo noi non abbiamo ancora una Nablus. Come lui, pure noi siamo degli "intrusi" in una casa costruita ed arredata per e dai suoi padroni di casa. Da sempre pure noi abbiamo sognato di avere la nostra casa, la nostra terra, una nostra società fatta da noi. Certo, abbiamo la nostra cultura, ma è come la cultura Rom, fondamentalmente orale. Solo ora stanno comparendo libri e studi su di noi come persone, finalmente. Ma non basta.

Ma io, purtroppo, non posso muovere il mio dito su una mappa geografica, stellare oppure ciberspaziale e dire "Qui vive il mio Popolo." Certo, nel ciberspazio ci sono alcuni domains tipo "gallua.gallaudet.edu" oppure tipo il Ritvax, che hanno fra se' tanti altri CyberDeaf che non sanno di essere tali. Ma ci sono tanti altri Sordi sparpagliati nel Ciberspazio che però preferiscono non rivelare troppo la loro appartenenza al Popolo. Io forse sono stata la prima a fregiarmi della denominazione CyberDeaf, ma spero disperatamente di essermi sbagliata. Spero tanto che prima o poi ne verrà fuori qualcun altro che alzerà con orgoglio la propria testa e dirà a tutto il Ciberspazio: "Sono un/a CiberSordo/a!" (I'm a CyberDeaf!; Je suis un/e CiberSourd/e!; ¡Yo soy un/a CiberSuerdo/a!) e reclamerà un domain address riservato al nostro Popolo, come gli Italiani hanno per se' la particella ".it". Sarebbe bello poter fregiarsi di un domain che finisce in ".deaf" o qualcosa del genere. Sarebbe bello se Muin potesse scriverci da un domain che finisce in ".pal". Sarebbe bello se, almeno nel Ciberspazio, ogni popolo senza terra potesse avere una propria cibercittà dove riunirsi, dove stare tutti insieme in solidarietà ed affetto. I tabelloni in sughero, i diversi salotti senza mura sono già un punto di partenza. Ma io voglio arrivare ad avere i NOSTRI domain addresses! Se le newsgroups sono come salotti aperti e privi di mura, i domains sono invece dei quartieri, delle città fatte di niente, dove ognuno di noi ha il suo bel appartamentino e la propria chiave per entrarci.

Pure a me, in passato, si era cercato di negare la mia appartenenza inevitabile al Popolo, tramite lavaggi di cervello ed uso di politicamente corrette definizioni, che erano sempre scelte con cura dai kajiin, gentili, udenti, non-sordi, non-segnanti... Ma città o paesi in mano al nostro Popolo non ci sono. Quindi quest'offesa, questo piccolo passo verso un genocidio, ancora non l'abbiamo vissuto. Ma io sogno una città, una colonia del Popolo. E sogno che il suo segno-nome non avrà alcuna possibile traduzione, neanche fonetica, nelle lingue dei kajiin. Proprio come il mio segno-nome non ha alcuna corrispondenza fonetica o semantica con il mio nome in Italiano. Altre Barbare che conosco hanno diversi segni-nome.

Non possiamo tradurre in Italiano il nome "Muin Masri" ed è giusto che sia così. Io, quando sento dire da varie persone che il loro nome è James e aggiungono timidamente che è Giacomo in Italiano, mi si rivolta il sangue in giro. E dico, con un po' di veleno, se proprio era necessario sprecare tempo a fare una traduzione in altre lingue, altre culture, della propria identità personale.

Non so dove volevo arrivare con queste mie riflessioni, questo mio parlare del mio Popolo. Forse volevo solo dire a Muin che non è solo nel suo personale dolore. Che anche io, come tanti altri Sordi, soffro per via delle continue piccole oppressioni che i kajiin ci infliggono con la loro beata "majority culture". Che pure io odio il semplice "suono" di quella parola: genocidio. Che sono e sarò sempre con lui in spirito nelle sue lotte contro tale oppressione.

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